La volta plantare viene spesso assimilata ad un arco la cui forma geometrica si sviluppa su due piani, ma dobbiamo considerare la struttura tridimensionale ben più complessa del piede. Il piede piatto infantile è spesso caratterizzato non solo dalla caduta dell’arco longitudinale, sempre presente, ma anche dalla possibile presenza di altre componenti come il valgismo del calcagno, l’adbuzione del retropiede sull’avampiede e l’allargamento istmico della superficie d’appoggio. Questa complessa deformità è da sempre oggetto di discussioni sia sulla terminologia da adottare, che a volte appare confusionaria, sia sulla storia naturale che sul trattamento da adottare.

Le cause del piede piatto possono essere di tipo osseo, sia congenite che acquisite, muscolo-legamentose e neuromuscolari, la corretta comprensione di queste ne determina il trattamento da adottare. La diagnosi si pone con un attento esame obiettivo completato dalle principali indagini strumentali rappresentate dalla PODOSCOPIA o baropodometria elettronica ( o podogramma) che si possono effettuare presso il proprio studio podologico ed infine dagli esame radiografici de eseguire sempre fuori e sotto carico. L’esame obiettivo è fondamentale per raccogliere dati anamnestici che possano evidenziare problemi alla nascita ed inoltre per poter valutare la lassità capsulo-legamentosa o l’eventuale rigidità che possa far pensare a possibili cause ossee (sinostosi).

Il podogramma o baropodometro permettono di rilevare l’impronta del piede e ci consentono di studiare i rapporti tra l’ampiezza dell’avampiede e del mesopiede, consentendoci di valutare i vari gradi di piattismo ma soprattutto di poterli controllare nel tempo valutando l’evoluzione della patologia. Le radiografie ci permettono di valutare e misurare i rapporti fra le varie ossa del mesopiede e poter così valutare; insieme tutti questi parametri ci indicheranno il trattamento da adottare. Il trattamento della patologia inizia intorno ai 2-3 anni con un atteggiamento conservativo basato sul confezionamento di plantari e sulla fisioterapia e deve essere protratto almeno 5-6 anni, se la patologia progredisce nella gravità bisogna intervenire chirurgicamente.